Rose Antiche e ambiente incontaminato
Da dove vengono le rose antiche dei nostri cosmetici?
Da una piccola valle dell’appennino ligure circondata dalle montagne, ricca di sole e di acque sorgive.
Perché il luogo di coltivazione è cosi importante? Perché le sostanze inquinanti possono essere portate dal vento o arrivare attraverso le falde acquifere rendendo inutili gli sforzi per mantenere la coltivazione entro i parametri richiesti dal biologico.
Ma nella nostra piccola valle a 700mt di altitudine tutto questo non succede.
L’aspra conformazione morfologica ha reso impossibile l’applicazione dell’agricoltura intensiva e la conseguente applicazione dei trattamenti chimici per cui il terreno non ha mai subito contaminazioni.
Il piccolo borgo che sorge al centro della valle, Pietrafraccia, ospita meno di 100 abitanti e la nostra famiglia vive lì fin dal 1636.
Negli orti e nei giardini del piccolo borgo, da secoli viene coltivata una varietà di rose molto profumata e dal colore rosa intenso che veniva utilizzata a scopo alimentare per la produzione di sciroppi e gelatine.
L’utilizzo della rosa nella tradizione dolciaria genovese è molto antica e ci sono testimonianze che ci riportano al 1300.
All’avvio della nostra azienda agricola, nella scelta di quale coltivazione impiantare, la tradizione ha dato un contributo importante e abbiamo scelto le rose perché fanno già parte dell’ecosistema da secoli.
Il nostro metodo di coltivazione, infatti, utilizza le stesse tecniche che si sono tramandate da secoli e che si basano sulle sinergie che si attivano tra le piante e sulle proprietà delle erbe officinali.
Non utilizziamo nessun tipo di trattamento chimico.
La raccolta e la lavorazione dei fiori sona fatte esclusivamente a mano per non danneggiare i petali delicati e conservare intatte le loro straordinarie proprietà.
La nostra sensibilità etica inoltre ci porta ad un totale rispetto dell’ambiente e dei suoi abitanti.
Le nostre rose crescono in mezzo alle erbe selvatiche per mantenere inalterata la preziosa e ricca biodiversità del luogo.
Molti dei nostri alberi da frutta, alcuni dei quali quasi centenari, non sono recintati in modo che gli animali selvatici come daini, cerbiatti, cinghiali, volpi e tassi possano continuare a cibarsi dei frutti che cadono a terra. Quando raccogliamo i frutti autunnali nei boschi, ne lasciamo sempre una parte perché sappiamo che costituiscono la riserva alimentare invernale della fauna selvatica.